SCHIAVO - Rotta d'esordio
- Redazione ESSE A
- 4 giu
- Tempo di lettura: 2 min
SCHIAVO firma il suo primo EP con la maturità di chi sa già dove vuole arrivare.

In un panorama dove l’urgenza spesso viene scambiata per fretta, SCHIAVO prende tempo. Lo prende per scrivere, produrre e soprattutto sentire. Con La Prima Thule, il suo primo EP ufficiale, il giovanissimo artista classe 2006 non solo mette in mostra le sue doti da rapper e produttore, ma racconta un viaggio personale, sentimentale e simbolico con una consapevolezza rara.
Dalla provincia di Salerno, più precisamente Bellizzi, SCHIAVO si fa spazio con la penna affilata e una visione già chiara. Dopo tre singoli che ne hanno definito l’identità provocatoria e irriverente Daje Andre!!!, C.D.I.R. e Il Mio Sport, l’artista cambia pelle: La Prima Thule è un cambio di rotta, una scelta di profondità.
Il progetto, uscito il 23 maggio per Orione Empire Label, è composto da sei tracce (inclusi due skit) e racconta le prime volte emotive. Non solo l’amore, ma anche il panico, la vertigine, la scoperta. In Persi in Noi, il secondo brano della tracklist, questa tensione è al suo apice: l’amore viene narrato come un campo di forza quantistico, dove ogni parola può essere un salto nel vuoto.
Il titolo stesso, La Prima Thule, è una bussola. Omaggia l’isola leggendaria ai confini del mondo, simbolo di un ignoto affettivo e identitario, ma anche un disco che ha fatto la storia della musica d’autore italiana: L’ultima Thule di Guccini. Solo che qui, l’approdo non è una fine, ma l’inizio.
C’è una doppia lettura costante: da un lato il racconto delicato e nudo di un amore che nasce, dall’altro il sottotesto più carnale, più enigmatico, più fisico. È proprio in questo doppio strato che SCHIAVO dimostra una scrittura colta senza risultare ostentata, emozionale senza essere melensa.
Pur mantenendo il controllo completo della produzione, l’artista non ha paura di mostrare le sue fragilità: non urla, sussurra. Non si mette in posa, si mette a nudo. Ogni barra è una fenditura, ogni immagine una piccola crepa da cui entra la luce.
La Prima Thule non è solo un esordio ben riuscito, è la prova che anche a Salerno, anche a 19 anni, anche con un microfono in casa e mille dubbi in testa, si può fare rap che tocca davvero.
E questa volta, lo fa sussurrando.
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